Vai al contenuto
Home » Civita di Bagnoregio

Civita di Bagnoregio

Civita di Bagnoregio

La città che muore e la valle dei calanchi

Civita di Bagnoregio Dove dormire ad Orvieto Hotel 3 stelle CivitaHotel 4 stelle CivitaAgriturismi Civita B&B CivitaCase vacanza CivitaCamping Civita
Cosa visitare a Civita Monumenti a CivitaMusei a BolsenaAree archeologiche a CivitaVille parchi e palazzi storici
Dove mangiare a Civita Ristoranti, trattorie e pizzerie a CivitaBar pub e locali notturniProdotti tipici BolsenaEnoteche e cantine
Shopping a Civita Abbigliamento ed accessori a CivitaBotteghe artigiane a CivitaArticoli da regaloAltri prodotti a Civita
Tempo libero Cinema e teatri a CivitaTour a Civita e dintorniSport ed escursioni a Civita e dintorniCorsi vari a Bolsena
Noleggi vari a CivitaProdotti turistici a Civita

Civita di Bagnoregio è un borgo particolare, unico ed eccezionale “appollaiato sul tufo, circondato da tutte le parti solo d’aria, come un uccello sulla punta più alta e inaridita di un paesaggio morto”.

La parte centrale è invece formata da “un ciuffo di case e di mura in rovina, nere sul tufo, erette come sul vuoto” che sembra sospeso a metà strada tra la realtà ed il sogno e unito alla terra da “un’unica strada, esile e bianca come un nastro, che congiunge al mondo di qua, alla terra ferma e sicura, il ciuffo nero di case, l’isolotto alto di tufo, sospeso in mezzo al mare delle crete e degli abissali cavoni”.

Così Bonaventura Tecchi descriveva la sua Civita, un posto unico, magico e spettrale allo stesso tempo, che, “attaccato alla vita in mezzo a un coro lunare di calanchi silenziosi e splendenti”, ormai da secoli racconta instancabilmente la “favola del paese che muore”.

[zen_blog_masonry category=”79″ orderby=”date” posts_per_page=”100″ order=”DESC”]

[zen_blog_masonry category=”86″ orderby=”date” posts_per_page=”100″ order=”DESC”]

[zen_blog_masonry category=”81″ orderby=”date” posts_per_page=”100″ order=”DESC”]

[zen_blog_masonry category=”83″ orderby=”date” posts_per_page=”100″ order=”DESC”]

[zen_blog_masonry category=”82″ orderby=”date” posts_per_page=”100″ order=”DESC”]

Acquista la card on line
Escursione a Orvieto

L’Ingresso alla città che muore

Una statua in metallo, raffigurante una donna sembra contemplare nostalgica il piccolo borgo sulla rupe di tufo che pare sgretolarsi; il monumento riporta le parole di Bonaventura Tecchi, lo scrittore-saggista che con amore dedicò al suo paese natale: “Ed è rimasta un attimo così, lieta e pensosa, contro quello sfondo balenante di scrimi bianchi e di abissi paurosi, come se la bellezza di un viso di donna che scende nel cuore di un uomo sia veramente una delle cose più dure a morire in questa breve, fuggevole vita”.
Il piazzale, dove è posta la statua, è collegato al piccolo ma incantevole borgo da uno stretto ponte lungo 300 m, che costituisce l’unica via di accesso alla città; da qui, durante l’attraversamento, è possibile avere un punto di vista privilegiato per ammirare la meravigliosa valle dei Calanchi che si apre ai piedi del ponte e che ai più mistici e fantasiosi potrà sembrare una sorta di ingresso per l’aldilà.

La Porta Etrusca

Al piccolo borgo, dove il tempo sembra essersi fermato, dopo aver attraversato il lungo ponte, si accede da una grande porta di origine etrusca. La porta, conosciuta anche come Porta Cava, è stata intagliata nel tufo in epoca etrusca e successivamente chiamata Porta Santa Maria, perché vicino ad una chiesa edificata in onore alla Madonna.
In origine le porte erano due; quella che si vede ancora oggi è arricchita da una serie di fregi dal forte valore simbolico. Sulle pareti sono incise infatti delle croci, che presumibilmente vanno attribuite ai Templari di ritorno dal viaggio in Terra Santa; queste, inserite all’interno di triangoli, rievocano le croci del Golgota a Gerusalemme.
Sui lati della porta appaiono alcuni bassorilievi in pietra; qui un leone che blocca tra gli artigli una testa umana vuole celebrare la vittoria che ottennero gli abitanti di Civita nel 1457, quando riuscirono a ribellarsi al predominio della potente famiglia orvietana dei Monaldeschi. Si varca la porta e si entra in un museo a cielo aperto: Civita di Bagnoregio.

La Chiesa di San Donato

Edificata probabilmente sulla struttura preesistente di un tempio pagano del V-VI secolo, porta con sé i tratti dello stile romanico seppure contaminato da svariati rifacimenti e modifiche nel corso dei secoli. In origine la struttura era di tipo basilicale, senza l’attuale presbiterio e il coro inferiore, che nel 1511 sostituirono la parete orientale, i due cori, una cripta e l’altare maggiore, demoliti sulla base di un progetto dell’architetto Nicola Matteucci di Caprarola. Anche la facciata venne modificata, fornendo alla chiesa un aspetto più rinascimentale; nel 1524 venne poi aggiunto il portale centrale e nel 1547 i due laterali. Su un fianco della chiesa sorge un campanile a torre, alla cui base sono inglobati due sarcofaghi etruschi in pietra di basalto; all’interno è poi possibile ammirare un affresco della scuola del Perugino, un crocefisso in legno della scuola di Donatello e un simulacro in ceramica del 1593 che raffigura S.Donato, santo a cui è stata intitolata la chiesa stessa. Nel 1695 la cattedrale subì gravi danni per via di un terremoto. Per la sua posizione centrale sulla rupe, sembra essere il fulcro attorno al quale rimane ancorato ciò che resta della città che muore.

La Valle dei Calanchi

L’aspetto lunare della Valle dei Calanchi che circonda la rupe rapisce lo sguardo di chi si avventura lungo il ponte che conduce all’interno di Civita. Un’ampia e solitaria vallata si apre ai suoi occhi con aspre creste d’argilla, prodotte dall’implacabile erosione e plasmate dagli agenti atmosferici. Le acque dei fiumi sottostanti hanno infatti scolpito le precarie argille del Pliocene, lasciate qui dall’oceano che 2 milioni di anni fa riempiva la vallata.
Le creste più alte e spettacolari del complesso sono il “Montione” e la “Cattedrale” da ammirare per la loro imponenza e per la loro maestosità. Lo spettrale paesaggio dei calanchi viene poi addolcito alla base dalla presenza di boschi di faggi e querce, piante autoctone della zona. Per la spettacolarità offerta dalla natura in questa area, la Valle dei Calanchi è stata proposta per l’istituzione di un parco naturalistico a tutela di tutto ciò che la natura è riuscita a costruire e plasmare in milioni di anni.

eventi principali2
Un po di storia4

[zen_box type=”center-feature” icon=”icon-pin” heading=”È CURIOSO SAPERE CHE…” text=”Civita è ormai un set a cielo aperto; moltissimi sono i film, le fiction e le pubblicità girate all’interno del piccolo borgo; tra questi ricordiamo La strada (1954) del maestro Fellini, I due colonnelli (1962) con Totò, Contestazione generale (1970) con Alberto Sordi, Non ci resta che piangere (1984) di e con Troisi e Benigni, il video clip del singolo di Eros Ramazzotti Stella gemella con la regia di Tornatore (1996) e una serie infinita di spot pubblicitari e fiction.” border_color=”#f59c19″ icon_color=”#ffffff” box_bg_color=”#f59c19″ head_color=”#f59c19″]

English